E allora, cos’è Calendimaggio?
Un viaggio nel tempo in 3D? Un film realizzato in diretta? Un’esperienza tribale? Una droga? Un ritorno al passato?
E a quale passato? Forse a quello a cui ognuna delle due Parti dà forma, il passato ricreato, messo in scena, il passato che si immagina, quello di cui si ha nostalgia.
Pothos lo chiamavano i Greci, nostalgia dell’imprendibile…
Tre “stranieri”, tre alieni vengono ammessi e immessi nei riti di una comunità, in una pratica che scandisce il tempo, il senso, le visioni, gli immaginari dei due “pezzi” della comunità intera.
Ai tre alieni vengono concessi poteri e autorevolezza pari a quelle degli imperatori antichi: il loro voto determina il verdetto, il giudizio su mesi di lavoro comune, di legami, di fatica che cementano il senso di appartenenza alla comunità.
E il paradosso è che tutto questo “Tempo Lungo” si brucia in “qui e ora” brevissimo.
(Sembra quel racconto di Lezioni americane di Calvino: un imperatore commissiona ad un pittore di disegnare un bellissimo granchio; il pittore torna anno dopo anno ed ogni volta lascia la tela bianca. Dopo molti anni torna “e con un solo gesto disegna il granchio più bello che si fosse mai visto sulla faccia della terra”)
Lentezza del processo, velocità istantanea dell’esecuzione.
La forma del Calendimaggio, ancora prima del contenuto artistico e storico, mi è parso costruire il senso più autentico e prezioso della manifestazione nel suo insieme.
Quindi insieme, agli aspetti tecnici, ritengo vada valutato il senso intimo che ha generato le scelte delle due Parti sulla creazione e sulla messa in scena delle singole parti performative.
I criteri che ho usato nel giudizio sono:
– Uso degli spazi e dinamica di movimento all’interno degli stessi
– Struttura narrativa e drammaturgia
– Recitazione delle parti singole e corali
– Rapporto con il passato e sua trasfigurazione simbolica Grazie a tutte e due le Parti e all’Ente per il privilegio unico di questa esperienza magica.
Entrambi i cortei, diurno e notturno mi sono sembrati non avere dal punto di vista drammaturgico una struttura sufficientemente solida da giustificare lo svolgersi degli eventi successivi.
Il corteo notturno è stato però riscattato da una parte spettacolare e visionaria che si è fatta “perdonare” l’escamotage troppo semplicistico del sogno.
Il momento dei fuochi attraverso i veli è stato comunque bellissimo, anzi magnifico.
Coordinati e precisi tutti gli esecutori in campo, l’insieme ha creato un potente momento visionario.
Nel corteo del pomeriggio invece il duello era molto impreciso il resto semplice ed ordinato(a parte la ribellione delle pecore…)
Ma, come anche ho notato per Parte di Sopra il livello dei cortei non ha la stessa qualità creativa delle scene di parte né la stessa precisione esecutiva, questo porta lo spettatore ad una certa fatica anche a causa di un certo senso di ripetizione di stilemi che si iniziano a vedere, anche se fuori giudizio, dal primo giorno(sfilate, teli, danze…)
Il suggerimento è di potenziare l’elemento drammaturgico che sostiene il corteo per evitare un senso di pretestuosità degli eventi ed un senso di overdose di “effetti” anche se belli da vedere.
Entrambi i cortei, sia quello diurno che quello notturno mi sono sembrati non all’altezza della qualità delle scene di parte.
Troppi eventi non organizzati con precisione, troppi stimoli non coordinati a sufficienza con la parte musicale.
Da spettatore ho avuto grandi difficoltà, soprattutto in quello serale a seguire lo svolgersi delle parti performative.
L’organizzazione della percezione non era chiara: accadevano troppe cose in contemporanea ed era difficile decidere cosa fosse la cosa importante da guardare.
Anche idee originali per esempio l’episodio dell’incontro tra le lavandaie e gli uomini “colorati” era depotenziato da troppa imprecisione.
La sensazione è stata che meno roba e più cura sulle singole situazioni, più attenzione ai dettagli, che sono quello che nell’arte fa la differenza, gioverebbero a mio parere, ai cortei storici nel loro insieme.
Altro punto critico, una cornice drammaturgica troppo esile che rischia di far sembrare tutto quello che segue, pretestuoso ed effettistico.
La recitazione aveva la stessa “malattia”: molto “fare” e poco “essere”.
Per concludere, poichè difetti simili, c’erano anche nel corteo di Parte di Sotto, forse andrebbe fatta una riflessione approfondita sui cortei in generale.
Un’inizio che toglie il fiato. Piazza S.Francesco trasformata in una visione metafisica, un vuoto che il contrappunto delle tre musiciste rende ancora più assoluto. Forte ed impressionante l’assassinio del prologo e la presenza dei cavalli.
Il viaggio nel carro ci coinvolge nei piani sensoriali più estremi, caratteristica che tutto l’allestimento riesce a trasmettere stesso.
Nella taverna ho molto apprezzato il senso di rischio che si avverte palpabilmente. Ho trovato coraggiosa la scelta di dividerci tra giurati. È molto divertente il rientro in taverna: bravi davvero tutti i personaggi grotteschi: menzione d’onore ai “sincro”.
Tutte le parti interattive sono state ben condotte.
Dal punto di vista drammaturgico, interessante la scoperta che l’omicidio iniziale sia un flashback ed il viaggio con Alfeo vecchio. A volte il testo pecca di qualche intellettualismo. Ma la macchina spettacolare e un livello attoriale complessivamente molto buono riescono a supplire laddove certi passaggi narrativi risultano un pò deboli.
L’uso degli spazi: le chiusure degli spazi esterni le ho trovate molto efficaci. In generale ho apprezzato una ricostruzione non manierata dell’epoca medioevale. Luci e ombre. Alto e basso. Vicino e lontano. La sensibilità contemporanea si interroga sul suo rapporto con il passato, non censura la violenza e propone la trasfigurazione artistica e musicale come medicina per depotenziare la violenza reale, portandola su un piano simbolico: e questo mi pare molto profondamente connesso con il calendimaggio.
L’inizio dei tintori è un colpo di teatro. Improvvisamente varcato il portone, siamo in un’altro mondo, coerente e visivamente affascinante. Tutti sempre in azione, anche quelli che non parlano.
Altro momento di grande impatto emotivo è la scena del notaio col canto nella chiesa e ottima in molti momenti la dinamica narrativa, i passaggi tra la scena dei guitti alla brigata di religiosi che porta l’aria nera della morte, e molti altri momenti di cambio di atmosfera sono stati assolutamente convincenti. Straordinaria la scena del mercato vuoto che si riempe. Insospettabile la presenza di tutte le persone nascoste. Potente come il finale, un sabba, una esplosione di energia incredibile.
Difetti: la regola di partecipazione del pubblico non è chiara. Ci siamo o non ci siamo?
All’inizio sembra che possiamo guardare non visti, come fantasmi, in altri veniamo coinvolti direttamente ma in modo poco chiaro. La scene a due o a tre, non sempre hanno la stessa forza recitativa di quelle corali.
Un’altra cosa un pò faticosa è un ritmo forse troppo “serrato” tra una scena e l’altra che in alcuni momenti non ha consentito di soffermarsi su alcune cose belle.
Segnalo la grande prova dell’attore che fa Bernardo sul monologo finale, di grande intensità anche sul piano della scrittura.
Si apprezza grandemente per entrambe le parti lo sforzo di contestualizzazione storica delle scene, che presenta pochi errori e solo qualche sbavatura. Si vede che lo studio è stato elevato per entrambe le parti, il che si è tradotto in un medioeveo/rinascimento mai banale.
Detto questo per entrambe le parti ho trovato eccessivo il ruolo autonomo dato alle donne, specie se di ceto sociale elevato.
Corteo in continuità non tematica con scene, ma in continuita con la visione di un medioevo di potere istituzionale e violento, anche per il mantenimento dell’ordine. Si ha la riproposizione molto buona del concetto di “buon governo” garantito dall’occupazione del potere.
Si fa notare tuttavia la incongruenza nel dare a una fazione il ruolo di buoni e al “tiranno” quella di cattivi, visto che la storiografia ha negato ormai ogni rapporto tra potere sociale e fazione. Errore grave i costumi femminili con gonna e camicia, non in uso fino al ‘500; pocco attendibile la bottega degli Aromatari che probabilmente erano speziali. Errore piccolo la mancanza di elmi negli armati. Uno scudo era indossato al contrario.
Per il corteo serale vi era continuità tematica col corteo del pomeriggio ma tramite la soluzione del sogno he elimina ogni necessità di giudizio storico
In legame di continuità con le scene il primo corteo è stata una rivisitazione del Calendimaggio come evento sociale e corale. Efficace la divisione dei mestieri e la unione col corteo.
Bello il rapporto tra lavandaie e tintori anche se i colori non erano naturali e stonavano.
La ricostruzione della foresta molto efficace anche se collocabile nel Rinascimento.
Per il secondo corteo si nota una discontinuità nel messaggio. Si propone una specie di commedia dell’arte di ambito cronologico più tarda, tuttavia abbastanza ben resa soprattutto nei cortei dei due spasimanti.
Errore nella cucina della Taverna dove troneggiava un caminetto signorile del XV sec.
Molto buona la bottega del vasaio dove l’unica sbavatura stava nelle brocche esposte di fattura industriale. Discreta la bottega del fabbro pur con una fornace non plausibile. Molto brutta la vasca del cartaio da sola, isolata e privo di contesto. Messa in collocazione errata del cantiere, molto sacrificata e priva di un contesto credibile e con una ruota che non faceva nulla. Poco curato anche il mercato sacrificato anche per eccesso di folla.
Si nota in generale il desiderio di mettere tutto ma non in maniera abbastanza curata da presentare l’intera catena di produzione.
Buon equilibrio tra interni ed esterni. Splendida la Taverna e apprezzabile il bordeelo termale. Suggestiva la bottega della guaritrice, pur se declinata su un significato mistico-esoterico che era fuori tempo = l’erborista dell’XI-XII secolo non era né mistica né strega ma solo una guaritrice molto stimata.
Fuori tempo storico la simpaticissima compagnia di guitti.
Storia di violenza familiare che crea il motivo conduttore, l’arte come espressione di un amore profondo ed elevato. Intento lodevole ma reso con uno stile letterario troppo concettoso e verboso, idoneo a una scena Teatrale di XVII-XVIII secolo. Bella l’idea dello scontro tra una chiesa “conventuale” e un frate minore “spirituale” ma era molto poco credibile il comportamento delle donne.
Ottima la zona dei tintori con efficace equilibrio tra verosimiglianza dei gesti e ritmo del testo. Buona la strada dei pellai, troppo rozze le scale dei falegnami. Poco sviluppata la casa/bottega del lanaiolo. Molto buono il mercato con l’errore(valido anche per la parte di sotto) del banco del macellaio, di norma in una parte riservata della città. Povero e non ben fatto il banco dell’arrotino/coltellaio. Un pò sbilanciato il rapporto tra esterni/interni, questi ultimi troppo pochi. Non si comprende perché la casa del lanaiolo avesse tanti scudi araldici diversi. Molto bello il giardino delle donzelle con un’unica sbavatura nei drappi cuciti a macchina. La Taverna era un pò troppo stile western. Grandiosa e affascinante la festa finale. Una comparsa aveva il cellulare.
La storia raccontata è stata una splendida riproduzione di una novella del Trecento che ha fatto da ponte non forzato tra passato e presente. Il messaggio, l’importanaza di ereditare valori del passato e il rapporto tra i vecchi e i giovani è stato declinato con semplicità e grazia, con poche forzature.
Lettura corale e popolare del passato che volutamente guarda ai rapporti leganti e sociali rispetto a un contesto politico fatalmente variabile.
Intonazione: molto buona
Fusione: molto buona
Interpretazione: buona
Qualità timbrica: molto buona (a volte il timbro femminile prevarica)
Dizione: molto buona
Giudizio: molto buono
Intonazione: discreta
Fusione: buona
Interpretazione: curiosa, fantasiosa
Qualità timbrica: discreta
Dizione: molto buona
Giudizio: buona
Intonazione: discreta
Fusione: buona
Interpretazione: troppo veloce
Qualità timbrica: buona
Dizione: buona
Giudizio: Brano di C. Jamequin. L’ho trovato troppo veloce e anche un pò troppo difficile per il coro. Però il tactus così rapido ha inficiato una completa percezione dell’impianto armonico.
Intonazione: discreta
Fusione: discreta (deboli i tenori)
Interpretazione: interessante (un pò libera)
Qualità timbrica: discreta
Dizione: buona
Giudizio: discreto
Intonazione: buona
Fusione: molto buona
Interpretazione: ottima
Qualità timbrica: buona
Dizione: buona
Giudizio: trovo un peccato perdere ore di studio per un brano così brutto!!!
Intonazione:discreta
Fusione: discreta
Interpretazione: sufficiente
Qualità timbrica: discreta
Dizione: discreta
Giudizio: esecuzione un pò monocolore. Pochi chiaroscuri, non ho capito l’idea interpretativa di fondo.
Il tasso tecnico è lievemente inferiore al gruppo strumentale della “Parte di Sopra”. L’attinenza, invece, la perfetta simbiosi con le dinamiche dei cortei ha finito col valorizzare tutto lo spettacolo e conferire un ritmo scenico mai casuale. Felici le intuizioni e, figlie di una meticolosa ricerca le musiche adottate per le “scene” attinenti e ben curate. Ensemble meno istrionico e pirotecnico della “parte di sopra”, tuttavia elegante e raffinato.
La qualità tecnica è notevole.
L’apporto, tuttavia delle singole eccellenze non trova parimenti un congruo affiatamento dell’intero ensemble. Qualche discrepanza tra l’alta e la bassa cappella.
L’impressione generale è quella di un gruppo che con una prova in più, quand’anche in sinergia e sintonia avrebbe potuto caratterizzare al meglio la vis dramatica.
Anche il repertorio non è apparso così originale e ricercato.
Claudio Ricci Sindaco di Assisi
Paolo Scilipoti
Sergio Fusetti Vice Presidente
Gianfranco Chiappini
Alberto Capitanucci Parte de Sopra
Francesca Menichelli Parte de Sopra
Felicita Tedesco Parte de Sotto
Moreno Roscini Parte de Sotto
Rino Ciavaglia
Mariella Rossi
Sandro Brunozzi Ente Calendimaggio
Donatella Casciarri Parte de Sopra
Enrico Perini Parte de Sotto
Valeria Pecetta Priore Parte de Sopra
Stefano Venarucci Gran Cancellario Parte de Sopra
Massimiliano Della Vedova Priore Parte de Sotto
Diego Tardioli Gran Cancellario Parte de Sotto
Alberto Bettoli
Tosca Molini Presidente
Gianluca Laudenzi Vice Presidente
Luigi Rossetti Effettivo Parte de Sopra
Maurizio Orbi Supplente Parte de Sopra
Giuseppe Di Biagio Effettivo Parte de Sotto
Federico Calzolari Supplente Parte de Sotto
Antonello Fagotti Presidente
Carlo Roberti Effettivo Parte de Sopra
Paolo Simonelli Supplente Parte de Sopra
Michele Fiore Effettivo Parte de Sotto
Enrico Chiavini Supplente Parte de Sotto
Sara Caponi
Mario Tedesco
Paolo Scilipoti
Claudio Menichelli
Giammario Baldoni
Giuseppe Bertoldi