Stefania Proietti Sindaco di Assisi
Marco Tarquinio
Stefano Venarucci Vice Presidente
Paola Bastianini
Giacomo Paparelli Parte de Sopra
Maurizio Sensi Parte de Sopra
Delfo Berretti Parte de Sotto
Elisabetta Zucchi Parte de Sotto
Francesco Raspa
Lucilla Locchi
Mariella Rossi
Ferruccio Fiordispini Ente Calendimaggio
Paolo Simonelli Parte de Sopra
Luca Chiavini Parte de Sotto
Aleardo Pelacchi Priore Parte de Sopra
Massimiliano della Vedova Priore Parte de Sotto
Lavinia Maria Lunghi Gran Cancellario Parte de Sopra
Tiziano Ragni Gran Cancellario Parte de Sotto
Bruno Cianetti
Antonello Cristofani Presidente
Elodia Lazzari Membro Collegio dei Saggi
Luigi Rossetti Membro Collegio dei Saggi
Andrea Mattielli Supplente Collegio dei Saggi
Paolo Preziotti Supplente Collegio dei Saggi
Antonello Fagotti Presidente
Andrea Pennaforti Effettivo Parte de Sopra
Supplente Parte de Sopra
Ferdinando Fabbri Effettivo Parte de Sotto
Mara Bernardini Supplente Parte de Sotto
Maurizio Sensi
Marco Rondoni
Maurizio Tomassini
Francesco Mancinelli
La scelta degli stemmi delle Parti non fu difficile, almeno per gli ideatori o, meglio gli scopritori.
A “Parte de Sopra”, su un vecchio palazzo di Via Perlici, sopra la chiave dell’arco dell’ingresso c’era – e tutt’ora c’è – un bello stemma con due felini araldicamente stilizzati dirimpettai e rampanti: che lo stemma, fosse antichissimo non vi era alcun dubbio perchè il palazzotto, sulla cui facciata faceva bella mostra lo stemma, era della famiglia Ottaviani, storicamente presente in Assisi ai primi del ‘600, che, subentrando nella proprietà del palazzo, quello stemma aveva trovato e conservato.
All’Avv. Giovanni Meccoli, Priore de “Parte de Sopra” quello stemma piacque e l’adottò: erano nati i “GATTI MAMMONI”!
Per l’Ing. Bruno Zucchi, Priore di “Parte de Sotto”, occorse una qualche ricerca perché, scartata l’idea di un leone o un grifo rampante – immagini inflazionate negli stemmi di troppi casati e città, tra cui Assisi – per la “sua” Parte, voleva uno stemma autenticamente storico.
Fortuna e cultura: la fortuna fu quella di essersi ricordato che in un palazzo a pochi passi da casa sua in Via Fontebella c’era uno stemma dei Fiumi-Roncalli e la cultura che lo portò dritto dritto all’Atlante del Coronelli, un’edizione del 1708, dove trovò appunto il riscontro critico: infatti nella pagina dedicata ai blasoni della nobiltà assisana faceva bella mostra di sè, su “scudo sannitico moderno”, lo stemma che aveva scoperto nel Palazzo Fiumi Roncalli, ma non solo, la stessa insegna gentilizia compariva – sempre sul Coronelli – nella pagina dedicata alla nobiltà folignate…ma su “scudo inglese”!
Più sofferta fu la realizzazione del Palio.
Si trattava di armonizzare in un “cencio” – per dirla alla senese – lo stemma municipale, quello di Parte de Sopra, quello di Parte de Sotto, le scritte e gli eventuali cartigli.
Qualcuno ci segnalò – mi sembra fosse Maceo, ma non ricordo bene – il Geometra Avirno Amantini, un giovane funzionario del Comune, ben preparato tecnicamente e di buona cultura.
Gli fu conferito l’incarico per la progettazione, ma il Palio, sotto il formato di gonfalone, non riusciva a decollare: tutti gli elementi di rappresentanza più sopra enunciati non riuscivano a trovare una armonica collocazione; poi il colpo d’ala di Avirno Amantini: ripiegare su una orifiamma: lo stendardo con tre code, bordato d’oro, a suo tempo insegna dei re di Francia.
Naturalmente fu un adattamento un po’ forzato: le code da tre diventarono due che ospitarono degnamente gli stemmi delle Parti mentre sulla parte superiore troneggiava, oltre la scritta “canonica” CITTA’ DI ASSISI e CALENDIMAGGIO, lo stemma del Comune “decapitato” cioè senza corona.
I colori rosso ed azzurro erano contrapposti mentre le bordature erano, come nei vessilli dei re di Francia, in oro.
Ad colorandum aggiungerò che all’inizio nell’assegnazione del colore alla Parte ci fu un po’ di maretta perché i partaioli de de Sopra cercarono con tutti i mezzi – ad un certo punto minacciarono la non partecipazione – di sovvertire l’estrazione a sorte che loro aveva assegnato l’AZZURRO… avrebbero preferito, perche forse più congeniale, il ROSSO che andò, come tutti sanno, a Parte de Sotto.
La confezione del Palio – esclusa ogni destinazione “forestica” fu affidata al Laboratorio San Francesco, istituzione ricreativa ed educativa per le figlie del popolo che, fondato nel lontano 1902 e affidato alle Suore di Sant’Anna, curava istruzione ed educazione delle ragazze di Assisi nel campo della maglieria, del taglio e del ricamo.
E furono quelle mani gentili che punto su punto dettero vita al nostro Palio che oggi, dalla cronaca infocata di 52 “tenzoni”, passa alla storia ospite tra le mura antiche del Palazzo dei Priori.
Sono grato a Paola Bastianini Zucchi, Presidente dell’Ente Calendimaggio per questo cambio…perché non è cambiato niente!
…E’ morto il RE! Viva il RE!
Dove c’è il Calendimaggio c’è il suo Palio!
Aldo Calzolari, già Segretario Generale del 1° Calendimaggio
Per 52 anni mi ha portato gioie grandi e grandi dispiaceri: siamo invecchiati insieme, il Palio ed io e, adesso che è arrivato il momento di dirci addio, sento come un piccolo dolore, un groppo (sarò poco scema?!) che non si scioglie, la sensazione, del tutto irrazionale, di perdere un pezzetto di me.
So, anche se non l’ho ancora visto, che il Palio nuovo è una copia perfetta del vecchio e credo che i “committenti” abbiano trasferito alla brava e qualificatissima autrice materiale tutto l’affetto di noi “kalendimaggiari” per quel piccolo stendardo rosso e blu che, una volta all’anno, risveglia in noi passioni antiche, evidentemente mai sopite, che ci accomunano tutti, Sopra e Sotto, vecchi e giovani, ricchi e poveri e di qualunque colore politico solo per la gioia di averlo strappato agli altri e di tenercelo il più a lungo possibile!
Lo rivedo, saranno quarant’anni, svettare glorioso e beffardo dal terrazzo di casa di mamma e quasi mi riassale lo sdegno, la rabbia, la furia che ci prese scoprendo, qualche ora dopo, che i de Sotto, con un audace colpo di mano, ce l’avevano rapito: un’onta da lavare col sangue!
Poi, rosso per rosso, la lavammo col vino, non prima, però, di rappresaglie terribili!!!
Mi torna in mente anche la commozione profonda provata quando, standomene a casa (per me Calendimaggio finisce sabato notte) ho sentito musici e tamburi sotto le mie finestre e, affacciandomi, me lo sono trovato davanti, il vecchio Palio, portato dai partaioli in segno di affetto, magari immeritato, per il mio contributo alla vittoria: ero gonfia d’orgoglio come un piccione!
Ma basta coi ricordi e poi non è mica un addio!!!
Quando in taverna faremo l’alba leggendo e rileggendo i giudizi, bevendo vino pessimo e mangiando pane e pane (la porchetta finisce sempre prima) con noi ci sarà il Palio nuovo. Mi auguro, con rinnovata speranza che guarderemo tutto quello spazio vuoto intorno ai nostri stemmi, immaginandolo di nuovo fitto di date, tanto pieno e tanto “ciancicato” da sembrare quello vecchio: benvenuto Palio nuovo!
Donata Elisei